Sono un po' di giorni che mi ronza in
testa il film “The terminal” un film di Steven Spielberg con Tom
Hanks. La storia di quell'uomo costretto a restare per settimane
nell'aeroporto J.F.K. senza passaporto e senza visto. Ma non è
questo il succo. Accadde un mesetto fa che non ricordo bene come, ma
mi venne in mente questo film e pensai devo rivedermelo. Ma
poi mi sfuggì di mente la cosa e ciccia.
Poi domenica scorsa vado all'aeroporto
di Ciampino e ci sta uno uguale a Tom Hanks che fa la fila al
bagno e mi rivenne in mente il film e dissi di nuovo devo rivedere
il film, ma come si chiamava?! Questa volta devo segnarmelo così non
mi scordo, ma invece mi scordai di nuovo preso dalle mie cose.
Poi ieri sera mi sono visto il David
Letterman Show e ci stava ospite Bill Maher che accenna al caso
Navorski (che è il nome del protagonista del film) e penso questo
è il destino che mi sta facendo pss psss nell'orecchio stimolandomi
la diuresi del cervello.
Se per tre volte mi si accenna a vedere
questo film di Spielberg, vuol dire qualcosa. Io al destino non ci
credo, ma in alcuni casi il destino ci mette lo zampino e penso che
forse è il caso di andare a fondo nella cosa: anche solo per pura
curiosità femminile. Fatto è che ricordavo il film, alcune scene ma
non il suo titolo, nemmeno la font utilizzata per il dvd. Ma so che
il dvd ce l'ho; lo comprai usato a qualche mercatino. Ora dovete
sapere che se c'è una cosa di cui vado fiero è la mia collezione di
dvd. Quasi 1800 film catalogati e divisi in genere, dal drammatico al
porno, dalla commedia al cinema d'autore, nessun genere escluso. E
non ricordo assolutamente dove sta quello che cerco. Ma il destino mi
aveva chiamato, ormai era diventato un chiodo fisso. Dovevo trovare
il film. Cascassero i capelli alla mia psichiatra.
Come ho già scritto, come ospite al
Letterman Show ci stava Bill Maher e mi stavo perdendo tutte
le sue battute. Il programma è sottotitolato ma io l'inglese non lo
mastico e mentre stavo nel corridoio a cercare quel benedetto dvd che
ormai DOVEVO vedere, il pubblico del programma rideva e rideva di
gusto pure il presentatore e io mi stavo perdendo tutte le battute e
sudavo sudore dalla fronte a cercare il film. Era una sfida, non so
con chi, ma lo era. La testa era assorta negli occhi che visionavano
in fila i dvd tra gli scaffali. Se dio mi aveva detto per tre volte
che dovevo vedere “The terminal” qualcosa voleva pur dire! Spero
che lo dica in italiano però.
E finalmente eccolo! Tra I soliti
sospetti e Un amore tutto suo. In tv intanto David
Letterman saluta il suo ospite e io inserisco il disco nel lettore.
Il film parte, lo rivedo. Tutto.
Pure i titoli di coda. Attendo un segno divino o del destino. Ma niente. Non succede niente. Niente di niente. Nulla. Nada. Rien de rien.
Tanti sforzi per nulla, a parte lo scrivere questo post in pausa pranzo.
Ora è tardi e tra dieci minuti devo riprendere a fare le mie consegne. Però un tramezzino avrei pure potuto prenderlo. Penso. Ma o scrivevo o andavo giù al bar e mangiavo. Non ho tempo. Potevo pensarci prima di scrivere questo post. E allora vado al baretto, pago al volo una bottiglietta di succo di frutta e davanti a me una signora si accascia strattonandomi la maglietta di cotone; io quasi cado con lei. La donna sbava lo schifo bianco dalla lingua a misto poltiglia di uova e rucola e tonno del tramezzino appena morso. Proprio quello che avrei comprato io, uovo sodo, tonno e altre schifezze. La signora avrà avuto sui quarant'anni e tarantola come un'epilettica al suo meglio mentre il cassiere bengalese le infila le dita in gola per farla vomitare. Dopo qualche minuto arriva l'ambulanza e si caricano la signora bianchissima che ancora ha qualche piccola scossa di vomito. Io lascio il locale prima che la puzza di acido mi arrivi alle narici. Cioè; tutto 'sto casino per non farmi mangiare un tramezzino andato a male? Bastava una telefonata. Pure un sms andava bene. Penso mentre bevo il succo di frutta alla pera.
Pure i titoli di coda. Attendo un segno divino o del destino. Ma niente. Non succede niente. Niente di niente. Nulla. Nada. Rien de rien.
Tanti sforzi per nulla, a parte lo scrivere questo post in pausa pranzo.
Ora è tardi e tra dieci minuti devo riprendere a fare le mie consegne. Però un tramezzino avrei pure potuto prenderlo. Penso. Ma o scrivevo o andavo giù al bar e mangiavo. Non ho tempo. Potevo pensarci prima di scrivere questo post. E allora vado al baretto, pago al volo una bottiglietta di succo di frutta e davanti a me una signora si accascia strattonandomi la maglietta di cotone; io quasi cado con lei. La donna sbava lo schifo bianco dalla lingua a misto poltiglia di uova e rucola e tonno del tramezzino appena morso. Proprio quello che avrei comprato io, uovo sodo, tonno e altre schifezze. La signora avrà avuto sui quarant'anni e tarantola come un'epilettica al suo meglio mentre il cassiere bengalese le infila le dita in gola per farla vomitare. Dopo qualche minuto arriva l'ambulanza e si caricano la signora bianchissima che ancora ha qualche piccola scossa di vomito. Io lascio il locale prima che la puzza di acido mi arrivi alle narici. Cioè; tutto 'sto casino per non farmi mangiare un tramezzino andato a male? Bastava una telefonata. Pure un sms andava bene. Penso mentre bevo il succo di frutta alla pera.
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